Medicina Comportamentale
La medicina comportamentale è la branca della medicina veterinaria che si occupa dello studio del comportamento e dei disturbi comportamentali del cane, del gatto, e di quelli che oggi vengono definiti nuovi pet, ossia, per la maggior parte, Conigli, Pappagalli e Cavie Peruviane.
La medicina comportamentale si pone quindi come scopo principale quello di comprendere e gestire il comportamento degli animali dettato dalle loro emozioni , cognizioni ed interazioni con l' ambiente fisico e sociale .
La relazione tra uomo ed animale negli ultimi 30 anni ha subito una notevole modificazione, tanto che i Pets sono diventati sempre più veri e propri membri familiari .
Questo ha fatto si che sempre più l'uomo abbia imposto ai propri animali uno stile di vita che si allontana dai loro reali bisogni e agli animali non resta che adattarsi.
Molto spesso l'uomo non conosce i reali bisogni etologici dell' animale con cui vive, le fasi del suo sviluppo evolutivo, il suo comportamento sociale e la sua comunicazione.
Ciò comporta spesso errori gestionali, interpretazioni sbagliate del comportamento del proprio animale .
Di conseguenza si assiste spesso all'insorgenza di problematiche comportamentali degli animali, che spesse volte possono arrivare a mettere a dura prova la relazione tra questi ed i loro proprietari, e ciò spesso risulta essere uno dei principali fattori di rinunce di proprietà ed abbandoni.
Nei cani, ad esempio, tra le principali cause di problematiche comportamentali riscontriamo l'aggressività rivolta verso le persone o verso i propri simili o anche l'ansia da separazione che si manifesta spesso con comportamenti distruttivi quando il cane resta da solo, minzioni e defecazioni inappropriate, abbai o latrati continui, che spesso sono causa di denunce in contesti condominiali per disturbi al vicinato .
Un altro esempio di disturbo comportamentale, è dato dai comportamenti compulsivi quali ad esempio rincorrersi la coda, lambirsi costantemente le zampe, rincorrere ombre o riflessi luminosi.
Un altro frequentissimo problema è dato dalle fobie, ossia paure sovradimensionate verso diversi enti ambientali visivi, acustici, sociali.
Tale problematica è sempre più frequente, favorita spesso da gestioni allevatoriali delle cucciolate in ambienti deprivati dal punto di vista ambientale, oppure dallo spostamento sempre più frequente di cani provenienti da catture effettuate nei territori del sud Italia, in cui il fenomeno del randagismo è molto più frequente, spediti nelle città del nord a vivere in famiglia, quando fino a pochi mesi prima erano abituati a vivere come cani liberi vaganti.
Questi cani si trovano catapultati in un ambiente di vita a loro del tutto sconosciuto ed al quale non riescono ad adattarsi, con la conseguenza di sviluppare fobie generalizzate che sfociano spesso in veri e propri attacchi di panico, che richiedono interventi riabilitativi mirati, con prognosi non sempre favorevole .
Altre alterazioni comportamentali sono quelle che possono interessare i soggetti anziani; in questo caso si hanno manifestazioni paragonabili a quelle delle persone malate di Alzheimer, con disorientamento, alterazione del ciclo sonno veglia, eliminazioni inappropriate ed anche fenomeni di aggressività improvvisa.
Nel gatto possiamo avere, oltre ai disturbi elencati per il cane, seppur con manifestazioni specie specifiche diverse, anche disturbi legati all'attività notturna tipica dei gatti, che comportano richieste di attenzione verso i proprietari o corse scalmanate per tutta casa. Tali comportamenti minano il riposo dei proprietari diventando quindi un grosso problema di convivenza con l'animale.
Altro problema estremamente frequente nei gatti risulta essere costituito dalle graffiature o dalle eliminazioni inappropriate, o ancora dai problemi di convivenza con altri gatti, magari introdotti in secondo momento .
Nel gatto risulta essere molto importante un adeguato arricchimento ambientale, che permette la gestione di molte problematiche comportamentali, così come anche la possibilità di esprimere il comportamento predatorio, anche se in appartamento, attraverso giochi che stimolino tale attività.
La figura del Medico Veterinario esperto in comportamento entra in campo per aiutare le famiglie a ritrovare un equilibrio con il proprio animale. Il Medico veterinario esperto in comportamento deve avere delle buone conoscenze di clinica medica e di medicina interna oltre che di neuroscienze, in quanto molto spesso ci sono profonde correlazioni tra alterazioni comportamentali e problemi di natura organica .
Un esempio classico, nel mondo canino, è dato dal comportamento del rincorrersi la coda. Questo comportamento può avere una eziologia di natura prettamente psichiatrica, ci sono infatti razze geneticamente predisposte ad esprimere un comportamento compulsivo, come il Terrier di tipo Bull ed il Pastore Tedesco: non è detto però che tale comportamento abbia solo una natura psichitrica, in quanto tra le possibili eziologie possono rientrare fattori neurologici, ortopedici e dermatologici .
La stessa aggressività può avere più di una causa, in quanto un soggetto potrebbe mostrarsi aggressivo perchè dolorante ad esempio, oppure per un abbassamento della vista o a causa di una ipoacusia. Nel gatto una delle possibili cause di aggressività può esserelegata ad uno squilibrio endocrino, come ad esempio l'ipertiroidismo .
Ecco che le conoscenze di medicina generale e di medicina interna diventano fondamentali per un comportamentalista, per poter emettere una diagnosi corretta. In caso di una alterazione comportamentale ci si può avvalereinfatti di specialisti di altre branche per arrivare ad una corretta diagnosi e, di conseguenza, ad un corretto piano terapeutico. Se un gatto è aggressivo perchè ipertiroideo non si deve certo curare l' aggressività, ma bensì lo squilibrio della ghiandola tiroidea che causa l'aggressività.
Conoscere nel dettaglio di insieme (Olistica=Olos cioè nella sua totalità) la condizione clinica del paziente è fondamentale ai fini di una corretta visita medico comportamentale.
Durante una visita il veterinario comportamentalista raccoglie una serie dettagliata di informazioni riguardanti la gestione ed il comportamento dell'animale in questione, spesso anche osservandolo in più contesti. Una volta raccolti tutti i dati anamnestici e clinici, escluse possibili diagnosi differenziali responsabili di un alterazione comportamentale, il Medico Veterinario esperto in comportamento emette una diagnosi, un dato prognostico, un eventuale margine di rischio per i conviventi se il problema è costituito dall' aggressività rivolta verso le persone o propri simili, e infine un piano terapeutico .
Il piano terapeutico per un paziente affetto da una patologia del comportamento può prevedere di dover ricorrere ad attività di modificazione comportamentale da svolgersi con l' ausilio di un istruttore riabilitatore, figura laica formata per lavorare in sinergia con il veterinario comportamentalista in un approccio multidisciplinare.
Alcune volte, oltre ad un approccio istruttivo che miri alla modificazione comportamentale tramite modificazioni ambientali ed il rafforzamento della relazione animale-proprietario, si rende necessario anche un approccio di tipo medico, con supporti farmacologici: questi possono essere costituiti, sulla base della scelta in scienza e coscienza del Medico Veterinario, da farmaci convenzionali, fitoterapici e/o rimedi omeopatici.
La scelta di una terapia medica mira a ripristinare un equilibrio neurotrasmettitoriale la cui alterazione spesse volte è alla base dei disturbi comportamentali.
I soggetti che manifestano alterazioni comportamentali sono spesso esposti a stress cronico. Lo stress è un condizione a cui ogni organismo può essere esposto, alla quale condizione si reagisce attraverso delle modificazioni neuroendocrine, che mirano, superato l' evento stressogeno, a ritrovare una omeostasi. Se la durata di esposizione ad un evento stressogeno supera la capacità dell'organismo di ritrovare un equilibrio, questi può manifestare delle alterazioni comportamentali mettendo in atto comportamenti non di successo, legati ad alterazioni neurotrasmettitoriali: bisogna allora puntare, attraverso un intervento medico ed istruttivo, a ripristinare l'equilibrio perduto.
Il Medico Veterinario comportamentalista non può e non deve sostituirsi ad un istruttore così come questi non può sostituirsi al Medico Veterinario. E' solo mediante la sinergia tra le due figure che si può giungere al vero successo terapeutico, riportando così animale e proprietario ad una condizione di benessere e reciproca fiducia.